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Palazzi di Parma
  • junionpan66

[citazione] - Risorse umane

Aggiornamento: 17 ago 2022

Ne avevo sentito parlare in televisione - allora ancora la guardavo - e credo anche letto qualcosa sui giornali - allora ancora li leggevo. Non una notizia da prima pagina, giusto una delle tante piccole manovre di aggiustamento di non so più quale governo, ma contenente al suo interno un codicillo che in quanto mobilitato mi riguardava e per questo mi aveva fatto drizzare le orecchie. I cosiddetti enti locali, dati determinati presupposti, avevano facoltà di accedere alle liste dei lavoratori in mobilità per ottenere personale da impiegare su specifici progetti di pubblica utilità eccetera; ma soprattutto, per andare a ciò che ci riguarda più da vicino, il lavoratore in mobilità, a fronte della chiamata, non poteva esimersi, pena la perdita dell'indennità.

…

Nella sala d'attesa dell'ala riservata agli uffici tecnici, dove ero stato indirizzato, altri tre mobilitati, due uomini e una donna, tutti intorno ai cinquanta, e tutti e tre con l'atteggiamento di chi si prepara a scontare una condanna; e la condanna, naturalmente, è ingiusta, come i loro discorsi dicono chiaramente. Appena mi seggo, anch'io, come loro, con la mia lettera di chiamata in mano, acclarato che anch'io, come loro, sono un mobilitato, cercano di tirarmi dentro il loro scontento, ma resto sul vago e non do loro torto né ragione, malgrado non riesca a capire di cosa esattamente abbiano a lamentarsi, visto che sono tutti e tre mobilitati di lungo corso - ventiquattro e più mesi - in rotta di prepensionamento. Personalmente, come scritto, trovavo la cosa molto sensata, e anche se non ne ero entusiasta, e, com'è ovvio, anch'io avrei preferito restarmene a casa, pagato, a farmi i cazzi miei per il resto del periodo di mobilità, esattamente come loro, pure, una volta richiamato, visto che non c'era scelta, e pensando comunque che fosse giusto, mi ero lasciato alle spalle ogni possibile questione e, a quel punto, ero più che altro curioso di sapere a quale progetto sarei stato assegnato. Decisamente niente da spartire con l'atteggiamento dei tre Condannati - che d'ora in poi chiamerò così come essi si consideravano, né mai smisero di considerarsi, comportandosi di conseguenza, per tutto il tempo in cui lavorai con loro -i cui lamenti andavano facendosi via via più rabbiosi. E non stavano aspettando che da pochi minuti!, né credo ne fossero passati più di una decina, dal momento in cui misi piede in sala d'aspetto, al momento in cui l'architetta X, a capo degli edifici di edilizia pubblica e privata, uscì a riceverci, che così, semplicemente restando seduto ad ascoltare, già sapevo di loro quanto segue: che E aveva speso più di trent'anni a salire e scendere dai pali telefonici; U, che era un po' più vecchio di E, ma, così lui, gli mancavano delle marchette (contributi pensionistici), aveva lavorato anche lui circa trent'anni come operaio in una fonderia; e infine che a L, la più giovane, ma forse solo lo sembrava, mancava ancora un anno per andare in pensione, avendo lavorato i suoi trent'anni come operaia tessile; e venni anche a sapere che tutti e tre si lamentavano non tanto perché volessero starsene a casa a godersi la quasi meritata pensione, ma perché la chiamata gli impediva di continuare a svolgere il lavoro in nero che ognuno di loro si era nel frattempo procurato; cioè, in pratica, un doppio stipendio.

Ecco un bell'esempio di come mediamente si atteggia il proletariato veneto, ma anche non, nei confronti dello Stato, ovvero: se c'è la possibilità di fottere e chiagnere, fottiamo e chiagnamo perché così fan tutti - e trattandosi qui di proletariato veneto in particolare, non posso mancare di sottolineare che ogni possibile senso di colpa è lavato in anticipo dalla convinzione che comunque, da che l'Italia è l'Italia per come è ora, c'è sempre stato, e sempre ci sarà, qualcuno che fotte e chiagne meglio di noi, e oltretutto alle nostre spalle, perciò, se per una volta tocca a noi, non si tratterà che di una forma di risarcimento -; fottiamo e chiagnamo come fanno tutti dunque, concetto che i tre Condannati, da bravi e saggi nonni quali nel frattempo saranno stati, e forse ancora saranno, non avranno certo mancato di inculcare nelle soffici testoline dei loro nipotini, dopo averlo naturalmente già trapassato direttamente in quelle dei loro figli. Basta. Mi hanno stancato prima ancora di cominciare a lavorarci. Limitiamoci a dire che, dopo neanche dieci minuti, sapevo di loro più di quanto essi avrebbero mai saputo di me.

…

Un'attività da formiche, ma continua, un giorno dopo l'altro, che non finisce, ma costantemente si rinnova, ovvero il ritorno a una strategia di semplice ordinaria manutenzione, farebbe molto più bene a questo paese, al suo territorio, e alle teste e ai corpi di chi lo abita, di quanto non facciano i continui interventi straordinari che, come i giornalisti, arrivano il prima possibile quando ormai non c'è più niente da fare. Temo però che il concetto stesso si sia perso, nel senso che esso non è più patrimonio comune, tramandato di generazione in generazione in forza di un rapporto diretto con il territorio - in cui, cosa che non bisogna mai dimenticare, era quest'ultimo a dettare le regole -, ma qualcosa di astratto, di mediato che, come molte cose di oggi, se non tutte, per esistere avrebbe bisogno di essere adeguatamente comunicato. E lo stesso avrei dei dubbi, perché bisognerebbe prima inculcare nelle teste degli italiani che quel che è di tutti è di ognuno e non di nessuno, oppure solo di qualcuno come nel caso della Banda dei comunali*; e anche quando qualcosa è nostro, un pezzo di terra per esempio, non è detto che per questo ci si possa far sopra qualsiasi cosa; impresa che, per quanto amante delle cause perse, mi sembra così tanto persa, che perorarla oltre annoierebbe anche me.


*(La citazione è già lunga abbastanza e quindi evito di riportare anche la parte del capitolo in cui si parla dei comunali ma, se volete, trovate il modo di leggervelo e capirete cos'è che non funziona in Italia e negli Italiani; sì, gli stessi Italiani con la maiuscola tanto vezzeggiati e osannati dai politici; gli Italiani di cui i politici, com'è logico, fanno parte e anzi ne costituiscono la sintesi più efficace e meno edificante.)


da "Works" di Vitaliano Trevisan. Ed. Einaudi, cap. Mobilità n.2 (pag 350)


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